E' una regola elementare del mercato quella di chiedere i prezzi che il mercato puo’ pagare.
La Coca Cola, da noi costa infatti un poco di piu’ che non in India. E’ pero’ con i prodotti ad alto valore aggiunto che la regola viene maggiormente applicata. Se il prezzo corretto di un determinato farmaco fosse fr 20.- ma venisse venduto a fr 40.- qualcuno potrebbe accorgersene ? No. Puo’ succedere quindi che un farmaco fabbricato a Basilea, venduto in Svizzera a fr 40.-, lo si trova a Istambul per fr 20.-. Questo, malgrado i maggiori costi di trasporto, solo perche’ il mercato turco non potrebbe dare di piu’ pena la non vendita del prodotto. L’importante, con i costi sanitari complessivi, e’ non entrare nella fascia del non pagabile. (E al punto in cui siamo, non manca molto…).
Una casa di abitazione monofamiliare, in Svizzera costa il doppio che non in Germania. Forse che le case tedesche sono costruite meno robuste delle nostre ? No. E’ che il mercato svizzero, contrariamente a quello tedesco, ha sempre permesso di pagare di piu’ per l’abitazione. (Non accenno qui al prezzo della casa negli USA. La’, costa ancora di meno: un quarto del prezzo svizzero. Lo Statunitense ha pero’ un altro rapporto con la casa di abitazione. La considera piu’ un bene di consumo che non un investimento).
Visto come il mercato svizzero ha sempre potuto pagare buoni prezzi, i prezzi svizzeri sono stati gonfiati artificiosamente. Essi sono stati regolarmente sottratti, a parte quelli di alcuni settori, alla vera libera concorrenza. I vari cartelli hanno manovrato, anche all’interno delle Istituzioni, affinche’ della torta del consumo svizzero si scremasse sempre il massimo possibile, fino quasi all’ultimo centesimo. Questo e’ avvenuto anche grazie agli effetti positivi, in termini di risparmio, dati dalla sana concorrenza dei prezzi di altri settori dell’economia svizzera (vedasi a esempio la sana competizione tra Coop e Migros che ha permesso di tenere bassi i prezzi nella distribuzione al dettaglio). Piu’ o meno tutto a favore degli imprenditori, dei professionisti e dei numerosissimi membri dei Consigli di amministrazione. Ai salariati si sono sempre lasciate le briciole, magari anche buone briciole ma sempre briciole. I salariati sanno come malgrado i vari aumenti di stipendio, alla fine del mese o dell’anno e’ sempre rimasto “attaccato poco”. E oggi ancora di meno.
Il mercato svizzero, attualmente, non e’ piu’ nella condizione di poter pagare tutti i prezzi chiesti nel recente passato. E purtroppo solo una minima parte di chi fissa i prezzi se n’e’ accorta. O fa finta di non accorgersene, almeno fin che puo’. I prezzi in Svizzera vanno pero’ ora ridotti. E’ possibile farlo: ci sono notevoli margini di manovra. I cartelli vanno finalmente aboliti e il piu’ in fretta possibile. Cio’, non solo a parole come troppi rappresentanti del Popolo a Berna (quelli che poi siendono nei vari Consigli di amministrazione) che, da due quadrienni ormai, si danno da fare per frenare e innacquare la legislazione in preparazione.
I prezzi vanno davvero consegnati al mercato, al vero mercato, alla vera concorrenza. Molti prezzi si abbasserebbero sensibilmente. Anche gli affitti. E potrebbe succedere anche piu’ in fretta di quanto si pensi. Il costo della vita potrebbe anche scendere del 20 %. Ci si avvicinerebbe ai livelli europei. La nostra industria ne trarrebbe grossi vantaggi. Quella d’esportazione che e’ gia’ oggi parecchio competitiva malgrado tutto, e quella interna, grazie al miglioramento del potere di acquisto. Ne risulterebbe un importante impulso al consumo, quindi del prezioso ossigeno per i commerci interni. In questa fase, non andrebbero pero’ diminuiti i salari: si annullerebbero gli effetti positivi. Anche il carovita – se ancora ce ne fosse – dovrebbe essere integralmente versato.
Un serio aiuto dell’ente pubblico agli investimenti produttivi, soprattutto nelle regioni maggiormente toccate dall’attuale crisi economica, e una moderna flessibilizzazione degli orari di lavoro, nell’interesse sia del lavoratore che dell’imprenditore, con la ripresa della produzione e dei consumi concorrerebbero, assieme, alla creazione di nuove e numerose possibilita’ di lavoro.
Sergio Barenco
Pubblicato su laRegioneTicino del 21 ottobre 1995
Ultimi commenti
08.02 | 21:32
Una... e non ancora completata... Grazie.
18.01 | 07:01
😳😳ma quante vite ha vissuto?!? Complimenti!
25.04 | 19:42
Grazie. Molto gentile.
25.04 | 09:48
Egregio Signor Barenco, mi sono permessa di leggere tutto il racconto sul passato della Sua Vita. Sono rimasta molto attratta dalla forte positività che ho assorbito! Complimenti. Paola Riedi Lugano