Caccia si, caccia no !

Si giustifica ancora la caccia in Ticino ?

In tutte le parti del Ticino ?

In ogni caso, negli ultimi anni, peggio di cosi' non poteva essere gestita...

In Ticino, a sud del ponte-diga di Melide, durante tutto il secolo scorso mai si e’ praticata la cosiddetta caccia “alta”. Diversi Consiglieri di Stato succedutisi, competenti in materia di caccia, sempre hanno respinto al mittente le annuali e insistenti pressioni dei cacciatori o meglio dei vertici dell’associazione di categoria.

Poi arrivò Marco Borradori che non ha voluto – o potuto ? – continuare a contenere tali ingiustificate richieste. Nell’estate 1999, proprio in chiusura di secolo, autorizzò la caccia al cervo; nel 2003 cedette sulla caccia al capriolo e nel 2004 all’inqualificabile richiesta di poter sparare ai camosci sul Monte Generoso ossia di poter cacciare animali nati e cresciuti tra gli uomini, senza paura verso gli stessi e che dagli stessi non fuggono.

13.000 firme raccolte in meno di due mesi, non bastarono a Marco Borradori e purtroppo nemmeno al Consiglio di Stato per bloccare la decisione precedentemente presa. Per fortuna i cacciatori, quelli seri, non accolsero la possibilità loro data e ignorarono i camosci del Monte Generoso. L’anno seguente, nel 2005, malgrado altre 16.000 firme raccolte con un’iniziativa legislativa popolare (la prima raccolta era stata una petizione), l’anacronistica e crudele caccia al camoscio del Monte Generoso venne riaperta. Anche in tale occasione il cacciatore serio non si vide; solo un qualche “quaquaraqua” (per dirla con Leonardo Sciascia). Nel 2006, il Consiglio di Stato, accolse un suggerimento della Federazione cacciatori ticinesi (FCTI) e decise che ai camosci del Monte Generoso non si sarebbe sparato. Il suggerimento (moratoria per un anno) fu accolto come un gesto illuminato oltre che di buona volontà, dimenticando che nei due anni precedenti, lo stesso suggerimento porto dell’Associazione degli amici dei camosci (AAC) venne bellamente ignorato.

L’iniziativa legislativa popolare che chiede l’abolizione della caccia in tutto il territorio del Mendrisotto, e’ intanto sempre pendente presso il Gran Consiglio e più precisamente si e’ in attesa del messaggio della Commissione incaricata dell’esame. Tutti frenano. I relatori (dapprima Elio Genazzi e poi Oviedo Marzorini accuratamente scelti tra gli amici dei cacciatori) temporeggiano mentre i vari partiti non hanno voluto spaccature interne prima delle politiche del 1.o aprile 2007.

Le Associazioni ambientaliste o meglio i loro rappresentanti, nel 2002 hanno abbandonato, dopo diversi tentativi di compromesso, la Commissione consultiva sulla caccia del Dipartimento del Territorio. Cio’ avvenne a seguito dell’impossibilita’ di far passare la benché minima richiesta, sempre posposta alla prepotenza della FCTI con i funzionari del Dipartimento del Territorio al servizio dei cacciatori per volontà del direttore del Dipartimento Marco Borradori.

Guardiacaccia seri, che svolgevano con coscienza e senza servilismo il loro dovere, sono

stati oggetto di inchiesta – sfociate in un nulla di fatto - e esautorati dalle loro funzioni per soddisfare le voglie di rivalsa di membri dei vertici della FCTI presi con le mani “nella marmellata”.

Gli animali selvatici sono anche sempre più ostacolati nel loro quotidiano dalle sempre più intense attività umane. In particolare la caccia cosiddetta “bassa” non può più essere giustificata in pianure

ormai occupate da strade, industrie, centri commerciali e nemmeno sulle colline, occupate da

abitazioni primarie e secondarie dell’uomo.

Anche la caccia agli uccelli acquatici, di fronte a rive quasi completamente edificate, risulta conflittuale e quindi difficilmente giustificabile.

Il 2 marzo scorso alcuni guardiacaccia, per incarico della Direzione del Dipartimento del Territorio, hanno abbattuto cinque camosci sopra le “cantine” di Mendrisio. Un atto inspiegabile mentre ci sarebbe seriamente da chinarsi sul problema “cinghiali”.

Risulta quindi oltremodo difficile dire che l’attività venatoria, in questi ultimi anni in particolare dall’arrivo in Consiglio di Stato di Marco Borradori, sia stata ben gestita.

La Legge cantonale sulla caccia e’ stata modificata l’ultima volta nel 1990. Andrebbe ora rivista.

Le possibilità che fondamentalmente si aprono sono due: o abolire completamente la caccia come il canton Ginevra già ha fatto nel 1974 o adeguarla alle nuove realtà in modo da tener conto dei caratteri oggi fortemente diversificati delle varie regioni del Cantone, per finalmente applicare criteri scientifici aggiornati (oltre alle buone modifiche del 1990 praticamente sempre ignorate), nel rispetto del volere di tutta la popolazione e non solo dei cacciatori e per un ulteriore passo avanti nello sviluppo civile, culturale e etico dell’intero Cantone.

Sergio Barenco

Pubblicato su laRegioneTicino del 15 marzo 2007

Idem su il Giornale del Popolo del 17 marzo 2007

Ultimi commenti

08.02 | 21:32

Una... e non ancora completata... Grazie.

18.01 | 07:01

😳😳ma quante vite ha vissuto?!? Complimenti!

25.04 | 19:42

Grazie. Molto gentile.

25.04 | 09:48

Egregio Signor Barenco, mi sono permessa di leggere tutto il racconto sul passato della Sua Vita. Sono rimasta molto attratta dalla forte positività che ho assorbito! Complimenti. Paola Riedi Lugano

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