E' mai possibile che non si possa passare dal Ticino degli equilibri al Ticino
dell' efficienza ?
Per la gestione della sagra paesana, del torneo di bocce e altri eventi simili, importanti fin che si vuole localmente ma sempre attivita' minori, non si potrebbero ripristinare le Pro Loco su base volontaria ?
Su laRegioneTicino di ieri, Franco Celio commenta il dibattito sul turismo ticinese ripropostosi con l'esame in Gran Consiglio della domanda di un nuovo credito-quadro. Giustamente fa ossservare il miglior clima istauratosi nel “dopo Stinca”, chiede sempre giustamente un miglior clima nel “dopo Frapolli” e espone problematiche varie (gli orari d'apertura dei negozi, la mono-stagionalita', la cura del paesaggio e altro ancora) tutte in termini condivisibili. In chiusura di contributo pero', Franco Celio, inciampa anche lui sul problema centrale - sembrerebbe ridicolo ma e' cosi'... - del turismo ticinese: il localismo. Prende una posizione centrifuga, non neutra e per chi scrive non razionale.
Dai contributi letti sulla stampa e dagli interventi uditi in Gran Consiglio e' apparso chiaro come in tanti riconoscano il problema ma in pochi siano disposti ad affrontarlo. Quando ci si avvicina alla questione dell'organizzazione del turismo ticinese piu' o meno tutti - anche se su posizioni contrastanti - si autobloccano.
Il fatto che le forze centrifughe cantonali l'abbiano piu' o meno sempre spuntata sulle forze centripete e' stato ed e' la causa principale dello sviluppo insufficiente e dei problemi attuali del turismo ticinese. Negli anni 1920, dopo circa 40 anni di turismo in Ticino, ci fu chi intravvedendo i possibili sviluppi e benefici per l'economia di tutto il Cantone, propose l'istituzione di un Ufficio cantonale per la gestione del turismo e di una Scuola cantonale per le professioni del turismo. Erano forze chiaramente centripete. Al varo della prima Legge cantonale sul turismo (LTur), nei primi anni 1930, la spuntarono pero' le forze centrifughe che preferivano - e preferiscono - organizzare piu' o meno tutto localmente, al massimo regionalmente ma meno cantonalmente. Non venne istituito l'auspicato Ufficio cantonale per il turismo ma solo un'Associazione cantonale del turismo, senza forza lavoro e senza mezzi finanziari. Non venne istituita nemmeno l'auspicata Scuola cantonale di turismo. A coordinare il turismo ticinese, con l'Associazione costituita, vennero chiamati a turno i direttori delle Pro Loco maggiori. Ognuno pensava al proprio orticello, senza continuita', senza il necessario occhio allo sviluppo d'assieme. La non istituzione della Scuola di turismo compromise poi la formazione della necessaria coscienza turistica del ticinese e in parte anche la professionalita' nel ramo.
Negli anni 1980, in tanti stufi di una situazione per niente soddisfacente, al varo della seconda LTur, ebbero la meglio le forze centripete. Venne varata una legge che definiva coraggiosamente il Ticino come un “prodotto turistico unico”, vennero formati 15 Enti turistici locali (ETL) contro le quasi 50 Pro Loco precedenti (oltre non si pote' andare) e venne costituito l'Ente ticinese per il turismo (ETT). La professionalizzazione impressa dall'ETT alle attivita' promozionali venne sempre osteggiata dagli ETL che quasi mai operarono in simbiosi, in funzione di preziose sinergie. Col passare degli anni, messi alle strette dall'evidenza, cercarono una qualche fusione e di operare tra di loro piu' strettamente. Cercarono di marcare il loro territorio con attivita' e cartelli vari, in contrapposizione al marchio “Ticino”, sottraendo cosi' i loro mezzi e le loro energie a una seria promozione che sarebbe servita a tutti. Renzo Respini, allora Consigliere di Stato competente, per cui “turismo” era sinonimo di “ozio” quindi di “peccato” non spreco' una sola parola. Al Dipartimento dell'economia arrivo' poi Dick Marti. Preparo' e propose una revisione della LTur che evitasse la dispersione di mezzi finanziari rafforzando la guida centrale dell'ETT. Il progetto incontro' molte difficolta' ma poi ci penso' Marina Masoni a metterlo in fondo a un cassetto riuscendo in una revisione della LTur resa poco incisiva da tutta una serie di compromessi voluti dalle forze locali: si alla centralita' dell'ETT ma senza le misure atte a contenere le poco dinamiche e poco propositive forze locali.
Oggi, che piaccia o non piaccia, i mezzi e le energie a disposizione per la promozione del turismo non sono utilizzati in maniera razionale, al meglio. Ci sono sul terreno 12 Enti turistici, 12 Direttori, 12 Consigli di amministrazione con quasi 150 Consiglieri distribuiti partiticamente malgrado si sappia, da diversi decenni, che i partiti non mettono a disposizione del turismo i loro uomini migliori. C'e' troppa dispersione. Ci vorrebbe un ETT centrale, forte, messo al riparo dalle negative forze centrifughe localregionali, con una Direzione professionalmente ben preparata e dinamica. Regionalmente, potrebbero bastare 4 ETL (per i 3 Centri e per la Capitale) mentre piu' localmente sarebbero sufficienti delle antenne dell'ETT per l'assistenza al turista in loco. A meno che non si voglia rimanere costantemente ai piedi della scala.
Sergio Barenco
Articolo pubblicato su laRegioneTicino sabato 30 gennaio 2010
Arbedo, 29 gennaio 2010
Ultimi commenti
08.02 | 21:32
Una... e non ancora completata... Grazie.
18.01 | 07:01
😳😳ma quante vite ha vissuto?!? Complimenti!
25.04 | 19:42
Grazie. Molto gentile.
25.04 | 09:48
Egregio Signor Barenco, mi sono permessa di leggere tutto il racconto sul passato della Sua Vita. Sono rimasta molto attratta dalla forte positività che ho assorbito! Complimenti. Paola Riedi Lugano